Panta rei

Il ricordo ha bisogno di prendere luogo dentro e fuori di sé in una successione di piani e di lontananze, facendo così apparire forme che la mente accorda o disunisce evocando situazioni, gesti ed eventi. Accade così che tempo e spazio si concretizzino nei loro intrecci deidentificando le cose e le figure consapevoli delle somiglianze, una forma di tradimento di ciò che ci appare che si pone come alibi della conoscenza anziché principio conoscitivo, superficie, pelle, non corpo né identità, né racconto. Nel suo farsi, nella sua lucida passionalità che conduce all’immagine, la pittura prende a formarsi per fluidità e trasparenze attraverso la sorpresa di aggregazioni di forme, oggetti e figure: l’attimo è colto ma tutto è travolto da un vortice che muove le immagini e le traduce in un incessante fluire trascinandole come foglie nel vento che si precisa impetuoso. Un flusso di energia, dynamis, che mai si acquieta, in quella sempre presente inquietudine del vivere, che lo sguardo attento della memoria coglie al di sotto del quotidiano. Venditti viaggia all’interno di sé e colloquia solitario con la propria anima. Si delinea così nel suo raccontare un linguaggio tutto interno ad un sentire poetico capace di evocare i luoghi della memoria e del sogno.

Mario Borgese
Giugno 2010